Storia

Sono numerose le testimonianze storiche che attestano l’antichissima origine dell’insediamento di Riva presso Chieri. I primi abitanti del nostro territorio furono i Celti e i Liguri: si conservano tracce del loro insediamento in alcuni toponimi.

Nel territorio rivese sono venuti alla luce diversi siti archeologici di epoca romana, risalenti probabilmente all’epoca della colonizzazione della nostra regione. In particolare, il territorio pianeggiante nei pressi dell’antico centro di Carreum Potentia (Chieri) è ricco di necropoli e sono ancora evidenti nella cartografia moderna le tracce della divisione del territorio in centurie.

Alla caduta dell’Impero Romano, nella seconda metà del IV sec. si assiste alla diffusione del cristianesimo. Risale a quest’epoca il culto per i martiri della legione tebea (soldati al seguito dell’imperatore romano Massimiano martirizzati nel 286 perché, in quanto cristiani, si erano rifiutati di svolgere dei sacrifici pagani) tra i quali ritroviamo Sant’Albano, patrono di Riva.

Dopo il successivo periodo delle invasioni barbariche, di cui abbiamo testimonianza sempre dai toponimi, anche nel territorio rivese si riscontrano evidenze riconducibili al fenomeno monastico ed in modo particolare al monachesimo benedettino. Estesi erano i possedimenti dell’abbazia di Nonantola, della Novalesa e poi di Vezzolano e del monastero di S. Pietro di Breme.
Nel 1152 il papa Eugenio III conferma all’abbazia di S. Pietro di Breme diversi territori e chiese tra cui In Rippa ecclesiam Sancti Albani et cappellam Sancte Marie. Si tratta della cappella di Sant’Albano e dell’antico edificio romanico sulla base del quale venne poi ricostruita l’attuale chiesa dell’Assunta. Il feudo di Riva incominciò a far parte dei possedimenti dei conti di Biandrate dal 1034. Nell’epoca dei liberi comuni Riva partecipò alle guerre tra Chieri ed Asti e nel 1223 era soggetta per parte dei signori De Ripa, che controllavano parte del territorio rivese, ad Asti, mentre per parte del popolo al Comune di Chieri. Nel Trecento anche Riva prese parte alle guerre tra guelfi e ghibellini astigiani. Dopo un periodo di lotte interne e di alterne dominazioni, passò ai Savoia[1]

Precisamente il 25 settembre 1379 gli uomini e la comunità di Riva presso Chieri si uniscono al dominio di Casa Savoia giurando fedeltà a Amedeo VI, conte di Savoia, duca di Chiablese e principe, ottenendo in cambio privilegi e franchigie speciali. Amedeo VII, Amedeo VIII, Ludovico suoi successori confermano i privilegi ottenuti e anche nel 1472 i Sindaci di Riva ottengono la conferma di quanto avevano dalla tutrice di Filiberto di Savoia, la principessa Volant. Il 15 aprile 1483 i due Sindaci giurano fedeltà a Carlo duca di Savoia e, nuovamente, ottengono la conferma di privilegi e di franchigie.

Il 14 marzo 1707 il conte Giovanni Battista Garagno supplica indipendenza nell’elezione dei Sindaci, a S.A.R. Anna d’Orleans, duchessa di Savoia, principessa di Piemonte, regina di Cipro ecc. e la ottiene[2].

Successivamente, il luogo fu teatro di numerose invasioni e guerre: dalla calata delle truppe di Carlo VIII alle scorrerie dei Lanzichenecchi nel 1515.

Nel 1619 Carlo Emanuele I donò il feudo di Riva alla Marchesa di Roussillon, sua amante, da cui ebbe quattro figli, tra cui Gabriele, vissuto tra il 1620 e il 1695, che ebbe successivamente in appannaggio il feudo. Carlo Emanuele I fece costruire il castello sul sito di un castello medievale.


[1] Cfr. https://www.comune.rivapressochieri.to.it – marzo 2022

[2] Tratto dai documenti dell’archivio storico comunale: cassettiera, cassetto 5, volume dei privilegi

Nel 1630 lo stato sabaudo stava perdendo la guerra con il regno di Francia e vide la morte improvvisa di Carlo Emanuele I di Savoia; gli successe al trono il figlio Vittorio Amedeo I. Questi dovette abbandonare Torino sconvolta dalla peste e, insieme alla famiglia. si rifugiò a Riva, che stranamente era rimasta immune dal contagio. Il castello di Riva ospitò anche i rappresentanti dei diversi stati impegnati nei preliminari di quella pace, che poi fu firmata a Cherasco.

Nel 1691 Riva venne incendiata dalle armate di Luigi XIV che assalirono il borgo contro la Lega di Augusta. Nel 1734 quando il giovane conte quindicenne Francesco Giovanni Grosso (figlio di Niccolò Bonaventura e Teresa Nomis di Cossilla) ereditò il palazzo di Riva, questa era in condizioni critiche e il giovane conte decide di ricostruirla. Il progetto viene affidato all’architetto Bernardo Antonio Vittone che lo presenta nel 1738. Nel giro di due anni l’edificio viene edificato, per poi subire delle modifiche strutturali nel 1771, su indicazione dell’architetto Giacinto Bays, soprattutto nell’atrio e nel nodo atrio-scalone. Nel frattempo, Francesco era morto e il palazzo era stato ereditato da suo fratello minore, Marcantonio Grosso. Alla sua morte avvenuta nel 1778, il palazzo passa nelle mani della figlia Faustina, sposata con Carlo Mazzetti di Montalero, che, a partire dal 1786, fece rinnovare tutta la decorazione interna del palazzo[1].

Come si legge nel documento seguente, il salone, lo scalone e l’atrio, furono terminati nel 1790 a opera dei pittori fratelli Rocca, luganesi, e i “tolari che hano coprito di tola per ripararlo dalle acque” furono Giuseppe Ferazzino di Pinerolo “tolaro” in Chieri e Giovanni Battista Rigo di Santa Maria Dinozio in Valsesia per un costo di mille e più lire piemontesi.

Il bellissimo documento termina con “le novità di questo secolo vi è la Francia tutta ribellata e il fratello del re di Francia è a Torino con sua moglie e figlia del re regnante Vittorio Amedeo III re di Sardegna, duca di Savoia e principe di Piemonte.


[1] Cfr. turismoincollina.it – marzo 2022

Si tratta del conte Artois, fratello di Luigi XVI. Il 16 novembre 1773 Carlo aveva sposato la principessa Maria Teresa di Savoia figlia di Vittorio Amedeo III. 

La contessa Faustina Mazzetti di Montalero morì senza eredi diretti il 18 marzo 1827. (“Bollettino d’Arte”, serie V, anno 1976, articolo di Vittoria Moccagatta alle pp. 263-295) e il palazzo passò ai Radicati di Brozolo, che nel 1934 lo donarono al Comune e l’ente vi stabilì la propria sede.

Le mura del paese, invece, ormai fatiscenti vennero abbattute durante la dominazione napoleonica, e il comune iniziò ad espandersi al di fuori degli originali confini medioevali[1].

Le Storie celate in questo archivio sono davvero tante, ma non è possibile non iniziare dal Palazzo Grosso:

  1. Leopold Pollack e i giardini mai realizzati
  2. Palazzo Grosso e il suo architetto: Vittone
  3. Gli artigiani a palazzo: pittori, minusieri, tolari, tappezzieri, indoratori…

[1] Cfr. https://it.wikipedia.org/wiki/Riva_presso_Chieri – marzo 2022

Bibliografia generale

Mignozzetti, Antonio
Il santuario della Madonna della fontana in Riva presso Chieri
[S.l.], EdiTO, 2019
207 p.

Sant’Albano. Una leggenda, una festa, un paese: Riva presso Chieri
Riva presso Chieri, Associazione culturale Il Carro, 2016
263 p.

Giardini d’autore: i progetti di Leopold Pollack per Faustina Mazzetti a Riva presso Chieri
a cura di Laura Facchin
Riva presso Chieri, EdiTO, 2014
X, 94 p.

Mignozzetti, Antonio
Chiesa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, parrocchiale di Riva presso Chieri: note storico-religiose
Torino, Edizioni Mille, 2014
208 p.

Bosco, Giuseppina
Riva presso Chieri
Riva presso Chieri, Comune, 1988
10 p.

Gribaudi, Piero
Riva presso Chieri sino al 1340: notizie storiche
Torino, S.P.E., 1938
IV, 75 p.

Rossi di Montelera, Teofilo
In onore dei caduti di Riva presso Chieri
Chieri, Grafica Astesano, 1924
15 p.